venerdì 3 dicembre 2010

L’asilo nido comunale non poteva essere gestito dal prete. No, proprio no!

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La netta preclusione verso la scuola paritaria in occasione dell’esternalizzazione dell’asilo nido comunale è passata nel più assoluto e inspiegabile silenzio del mondo cattolico casolano dal quale - almeno in questa circostanza - ci saremmo aspettati un sia pur timido segnale di dissenso.
Avevamo chiesto che il servizio fosse affidato alla Parrocchia di Casola Valsenio, che ha raccolto degnamente il testimone lasciato dalle Suore Dorotee, se questa avesse offerto condizioni paragonabili a quelle dei privati economici.

Che la scuola dell’Infanzia Santa Dorotea avesse tutte le carte in regola per assumere anche la gestione del nido, non c’è nessuno in buona fede che possa negarlo: ha una tradizione quasi centenaria nell’educazione dei bambini tra i tre e i sei anni, ha una presenza consolidata nella gestione delle sezioni primavera dedicate ai bambini di due anni, è inserita nel sistema nazionale di istruzione pubblica essendo parificata alle scuole di stato, ha un nucleo professionale di educatori e di insegnanti, ha organi di gestione collegiale, ha dotazioni didattiche e locali certificati. Ha un solo difetto: è una scuola cattolica, ma insomma è un difetto sul quale si sarebbe potuto anche chiudere un occhio.

Invece si è deciso di affidare il nido ad una cooperativa (si accettano scommesse sul fatto che sarà quasi certamente la Cooperativa Zerocento di Faenza il cui presidente è la moglie dell’on. Gabriele Albonetti del PD) per due ragioni: perché la Parrocchia non ha accettato di interrompere il proprio servizio di Scuola materna e perché l’offerta economica non era competitiva con quella dei privati.

Attenzione: tutto quello che viene raccontato dal Sindaco e dal suo assessore Barzaglia non è riscontrabile in alcun documento scritto (una lettera, una bozza, una e-mail, un pizzino…) perché - cosa decisamente inconsueta e anomala nella pubblica amministrazione - la trattativa è stata condotta verbalmente senza un qualsiasi riscontro verificabile. Già questo, a ben vedere la dice lunga.
Parrebbe dunque che gli amministratori comunali abbiano proposto alla Parrocchia di chiudere la scuola Materna Santa Dorotea e di far transitare i bambini nelle sezioni di scuola statale mantenendo invece alla Santa Dorotea la sola funzione di asilo nido.
Si tratta di una proposta irricevibile e impresentabile perché la “scuola delle suore” è parte sostanziale della storia educativa e culturale di Casola e l’unico soggetto che avrebbe avuto titolo per dismettere quella storica esperienza è la comunità cattolica che l’ha voluta, l’ha difesa, l’ha alimentata, l’ha finanziata. Chiunque altro non avrebbe potuto proporre nulla al riguardo men che meno il Comune che per lunghi anni, in tempi neanche tanto lontani, ne ha ostacolato pesantemente la vita e la sopravvivenza.

Ai fini degli interessi pubblici la questione non poteva essere la chiusura della scuola materna paritaria, ma esclusivamente la riduzione degli oneri per la gestione del nido, oneri che gravano per circa 100mila euro sul bilancio comunale.  A noi risulta che con molta discrezione e con estrema correttezza la Parrocchia avesse avanzato la proposta di assumere integralmente il servizio di asilo nido in una struttura di sua proprietà appositamente ristrutturata e che avesse chiesto un concorso annuale alle spese di 50-60mila euro, onnicomprensivo.

I nostri amministratori sostengono invece che la decisione di mettere sul mercato la gestione del nido al prezzo annuo di circa 75mila euro, iva compresa, sia stata la migliore possibile e che l’offerta presentata dalla Parrocchia non fosse economicamente conveniente. Il tutto naturalmente senza essere suffragato né da un progetto tecnico-economico, né da carte di appoggio, né da raffronti dei modelli di conduzione e dei planning gestionali , secondo il consueto stile dell’amministrazione Iseppi che rende note meno della metà delle informazioni per poter liberamente manovrare nell’ombra e nel sottobosco delle clientele.

E così, ancora una volta, i molti cattolici che sono all’interno della maggioranza consiliare sono stati costretti ad avvallare la scelta dell’esclusione della scuola dell’infanzia Santa Dorotea dalla possibilità di gestire il nido, non perché questa avesse presentato offerte superiori, ma perché il pregiudizio di origine ha rappresentato un veto insormontabile e indigeribile per la componente ex comunista che ancora controlla il PD a Casola come a Ravenna, come a Bologna come a Roma.

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